Un urlo liberatorio, atteso da una settimana è partito con una
naturalezza incredibile. Questo è stato il mio personalissimo modo di
reagire quando al minuto 93 di Inter-Udinese è arrivato il gol di Sneijder,
il primo centro dell'olandese in maglia nerazzurra. Immagino che questa sarà
stata anche l'esultanza di numerosissimi altri interisti, ma tutto ciò non è
casuale, bensì è dettato da un'astinenza alla vittoria che è durata una
settimana, ma che è sembrata lunga un mese. Se Sneijder non avesse
scaraventato quella sfera alle spalle di Handanovic, l'ottima prestazione
espressa da un'Inter solida ed armoniosa sarebbe stata semplicemente
cancellata da un numero indefinibile di critiche che sarebbero andate a
travolgere la squadra di Mourinho, che già veniva da un momento difficile
con la sconfitta di Genova ed il pari di Kazan che avevano reso spigoloso
l'ambiente nerazzurro, e dunque un ulteriore passo falso avrebbe potuto
compromettere in maniera importante lo stato psicologico del gruppo.
Già, proprio quel gruppo che contro un'Udinese ben organizzata
dal bravissimo Pasquale Marino si è compattato come non mai, e lo ha
dimostrato in due occasioni: la prima è stata nel momento della sostituzione
di Muntari, fischiato ripetutamente dal pubblico di San Siro durante l'arco
della gara dopo tanti errori che lo avevano innervosito, quando è stato
subissato dai fischi, con qualche timido applauso che faceva da sfondo ad
una scena non bella: un giocatore va protetto e devono essere i propri
tifosi a farlo, ma quando non è così ci si mettono i compagni. Ciò è
accaduto quando Muntari ha lasciato il campo visibilmente rattristato dalle
contestazioni nei suoi riguardi, ma le richieste di applausi dei suoi
compagni e i tanti abbracci ricevuti al momento del cambio hanno rincuorato
il ghanese, poi applaudito da una tribuna che si è lasciata convincere dalle
rischieste dei propri beniamini, Javier Zanetti in primis. Un gesto
fantastico, bellissimo, che si può descrivere come un qualcosa che va al di
là di un rapporto lavorativo, una vera e propria amicizia tra uomini che
condividono gioie e dolori: questo è il gruppo dell'Inter che conosciamo,
questo è il gruppo dell'Inter che deve essere ben noto a tutti. Oltre
all'occasione del cambio di Muntari, poi, si è vita la coesione tra tutti
gli elementi della squadra proprio nel momento di massima difficoltà, cioè
nell'ultimo quarto d'ora, quando l'Udinese ripartiva con abilità mentre
l'Inter non riusciva ad arrivare al tiro in porta, bloccata dal muro di
uomini friulano che poi magicamente si scioglieva al momento del
contropiede. La situazione cominciava a farsi complessa, il tempo passava e
la vittoria era necessaria: lì si è potuta vedere la grande voglia di questi
ragazzi, il carattere di una squadra che non ne può più di subire critiche
quotidiane dopo 4 anni di predominio assoluto in Italia, così con una grinta
degna dei migliori gladiatori i nerazzurri hanno preso in mano la partita,
riuscendo in un modo o nell'altro a sbrogliare un'intrecciatissima matassa,
mostrando un cuore grande così, ed evitando soprattutto un'altra settimana
di attacchi asfissianti dalla stampa, ma anche salvando il direttore di gara
Bergonzi, che non ha visto due rigori nettissimi per i nerazzurri in finale
di gara, pochi minuti prima che Sneijder risolvesse la difficile partita.
Proprio un anno fa, di questi tempi, ancora contro l'Udinese, arrivò una
vittoria allo scadere che fu fondamentale nei meccanismi psicologici della
squadra: la regalò Julio Cruz con un tocco sotto porta, ma ora il Jardinero
non c'è più, il gioco sugli esterni tende ad accentrarsi e non a portare ai
cross per le torri che non ci sono più. Mentre un anno fa assistemmo ad una
partita noiosa, con un'Inter bloccata ed incapace di creare, quest'anno
abbiamo visto un netto predominio degli uomini del Mou, che hanno espresso a
tratti un gioco brillante ma sono stati, ad onor del vero, anche fortunati
quando ce n'è stato il bisogno. Dunque, da questo paragone si può
comprendere quanto è cambiata questa squadra nell'arco di una stagione: ora
c'è il gioco, non più soltanto il carattere. Ma quel carattere che prima era
la base della filosofia nerazzurra, adesso è un elemento fondamentale che va
ad aggiungersi ad un progetto tecnico-tattico ben orchestrato dallo Special
One. A distanza di un anno, così, ritroviamo quella 'Pazza Inter'
capace di trovare la forza comune nel momento più difficile, quando c'è
davvero bisogno di uno sforzo: arrivano così segnali positivi in vista del
futuro, con un mese di ottobre che parte con il piede giusto come nelle
stagioni passate. Bisogna mettere punti in cascina in vista del tortuoso e
complesso inverno, e questi tre punti ottenuti contro un avversario che
veniva da un periodo ottimo, ottenuti con carattere e cuore, saranno
fondamentali per i traguardi futuri: non solo nei termini di punteggio, ma
anche in termini psicologici. Vincere così, ogni tanto, fa bene alla
squadra, che conferma una coesione che per arrivare lontano nel
raggiungimento degli obiettivi è importantissima: e contro l'Udinese, questa
nuova 'Pazza Inter', più bella ed organizzata ma comunque volenterosa ed
unita, ha ritrovato un elemento fondamentale, l'unione di un gruppo
stupendo.
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