Supercoppa Italiana 2010
Triplete 2010

                                                                                                                                                 
 
                                  
 
                                                           
                                                                                   
1                                                 7a giornata Sabato 15/10/2011 ore  18,00 
                                                                                                                                                                                                      
                                                                   Catania 3  Inter 1

Urlare in faccia agli uomini del triplete «serie B» è qualcosa di clamoroso al Cibali. Il pubblico di Catania è impietoso, quasi spietato, ora che la truppa nerazzurra è al tappeto e la notte si fa magica. L'Inter naufraga, va in tilt per colpa di tre minuti di black-out a inizio ripresa dopo un primo tempo giocato con lo spirito della provinciale e chiuso in vantaggio grazie all'unica azione ragionata dell'intera partita.

Claudio Ranieri, timoniere interista, prova a uscire dall'accerchiamento dei numeri, ma l'impresa è difficile. Nove sono fin qua le partite ufficiali di Zanetti e soci, sei le sconfitte e se l'analisi delle cifre si sofferma sul solo campionato, è da brividi perché il rovescio di ieri è il quarto in sei tappe e, questa sera, l'Inter potrebbe addirittura ritrovarsi all'ultimo posto in classifica in compagnia di Cesena e Bologna. Mai registrato un inizio così negativo nella storia del club nerazzurro. Lampi e fulmini si abbattono sullo spogliatoio in una stagione che ha già conosciuto la macchia del cambio di allenatore e l'illusione di un'immediata ripartenza quando Ranieri era stato capace di raddrizzare la baracca a Bologna e a Mosca in Champions League.

Ieri, l'Inter è rimasta aggrappata alla sfida a strappi e senza mai dare l'impressione di potersene impossessare. Bravo Montella a ingolfare la metà campo così come aveva fatto nel pomeriggio dell' 1-1 contro la Juve, ma ingenui sono stati i nerazzurri a concedere pericolose praterie sotto i tacchetti degli etnei. Cambiasso ha fatto pensare all'inganno di una gara senza trabochetti quando, dopo sei minuti, ha avuto tutto il tempo di prendere la mira e di beffare i guantoni di Andujar. «Non capisco come sia stato possibile prendere due reti nel giro di tre minuti dopo l'intervallo. Fino ad allora eravamo stati perfetti nel non dare la possibilità al Catania di sfruttare il contropiede, poi così Ranieri - è accaduto l'irreparabile. Il primo gol è stato uno schiaffo...». Il condottiero nerazzurro si tiene alla larga dai veleni perché, afferma, «non cerco alibi sul rigore del loro vantaggio che, rivisto con calma alla tv, non c'era: a velocità normale si può dare e, a me, l'arbitro è piaciuto». In effetti il contatto fra le mani di Castellazzi e i tacchetti di Bergessio sembra non esserci stato, ma l'episodio, seppur decisivo, non sposta di una virgola il giudizio sulla partita dell'Inter. Prima Almiron (delizioso il suo tocco), poi Lodi hanno firmato il verdetto. Un risultato che, nel finale, avrebbe potuto assumere le sembianze di una Caporetto per i nerazzurri se solo Delvecchio, Maxi Lopez e Catellani non si fossero persi sul più bello.

Tapparsi gli occhi davanti alla classifica è l'unica strada per non smarrirsi: così la pensa Ranieri. La «sua» Inter non riesce a decollare, anzi continua a perdere punti ed interpreti. A Catania, fra gli altri, non hanno potuto rispondere all'appello Julio Cesar, Ranocchia, Chivu, Obi, Sneijder e

Forlan. E da Catania tornano a casa con il pensiero all'infermeria Samuel e Stankovic. «Importante sarebbe recuperare qualche infortunato, ma continua Ranieri - si gioca ogni tre giorni. Avremmo bisogno di lavorare con tranquillità, avere il tempo di rifiatare ed allenarci. Invece...». Invece è proprio l'analisi del tecnico nerazzurro a non cancellare i fantasmi di una crisi in pieno atto: l'Inter, messa ko dal Catania senza appello, dà la sensazione di un gruppo in apnea e in cerca di scosse che possano farle superare i momenti di appannamento. «Dobbiamo restare sereni e fare punti...», ordina Ranieri. Montella, sereno, lo è come non mai. «Fatemi godere questa serata», dice. L'Inter, da queste parti, l'avevano già battuta due stagioni fa con Mourinho in panchina (12 marzo 2010) e l'urlo fu «clamoroso al Cibali» perché i nerazzurri non perdevano a Catania dal ‘61. Oggi, di clamoroso al Cibali c'è il coro «serie B...» in faccia agli uomini del triplete.

                              VERGONA

                CATANIA - 2   INTER -1

E ora che si fa? Cambiamo ancora allenatore? Premetto: mi esprimo a mente calda, quindi potrei non essere totalmente lucido ma a volte ci vuole per dare meglio il senso del proprio pensiero. E credo che molti altri tifosi la pensano come me in questo momento. All’Inter scesa in campo a Catania vanno concesse molte attenuanti, troppe le assenze per essere ottimisti. In effetti, a un certo punto, sembrava più una squadra da amichevole infrasettimanale che da gara ufficiale da vincere a tutti i costi. Ma quello che mi fa imbestialire è l’atteggiamento della ripresa.

Dopo il primo tempo ero molto contento, non certo per la prestazione ma per il risultato e la concretezza, mista a personalità, sciorinata dai nerazzurri. Mi chiedo dunque cosa sia accaduto nell’intervallo: rimediare due gol nei primi 4 minuti del secondo tempo è da polli. Denota un’assoluta mancanza di concentrazione, al di là della prodezza di Almiron e della svista di Orsato. In entrambi i casi la difesa era piazzata malissimo, quasi fosse costretta a lasciare spazi per rimontare il punteggio. Inspiegabile. Mi chiedo dove fosse Lucio in entrambi i casi, anzi, rivedendo le immagini si vede benissimo il suo sbilanciamento sulla trequarti nerazzurra, non certo la zona di competenza di un difensore. Lucio lo conosciamo bene, sappiamo quanto ami sganciarsi, ma quando i gol subiti rappresentano un problema forse un po’ di contenimento sarebbe consigliato. Occhio, però.

A parte qualche raro caso (i soliti Cambiasso, Samuel e Zanetti, in parte Maicon), nessuno meriterebbe la sufficienza per la prestazione di Catania, proprio quella della svolta di carattere che tutti ci saremmo attesi. A questo aggiungo, sempre a caldo, che in questa Inter c’è, a mio modo di vedere, troppa gente che ancora non ha capito il valore della maglia che indossa. È quando serve il carattere che qualcuno si nasconde, al di là delle proprie capacità. Senza il carattere, l’orgoglio, la concentrazione, non si va da nessuna parte. E si collezionano sconfitte. Guardiamo la classifica e vergogniamoci, se la situazione è questa non può essere solo colpa di Gasperini, degli infortuni e degli arbitri. Mancano dei giocatori? Abbiamo una rosa di valore, almeno sulla carta. Perché allora quando qualcuno dei big si fa male siamo a un passo dallo strapparci i capelli? Forse per il semplice fatto che chi subentra non ha la mentalità del campione, pecca di carattere e non dà l’idea di poter essere utile alla causa.

Nessuna bocciatura, sia ben chiaro. Il tempo dirà se i calciatori a cui mi riferisco (non c’è bisogno di fare nomi, le prestazioni li tradiscono) hanno o meno la stoffa del giocatore dell’Inter. Diamine, anche ai tempi di Mourinho ci fischiavano contro ma vincevamo lo stesso. Oggi non più, ogni episodio che gira storto rappresenta una condanna, ci fa sprofondare senza la ben che minima reazione. Orsato ha commesso un errore, ok, ma c’era tutto un secondo tempo per raddrizzare la partita. Invece, dell’Inter in zona d’attacco non s’è visto nulla. Come mai? Eppure le forze fresche sono entrate, l’avversario non era uno scoglio insormontabile e la classe non mancava. È ora di farsi delle domande, di pretendere dai calciatori (compreso chi già lo fa) il massimo impegno, senza mollare la presa quando la partita non va come ci si aspettava. È nel momento più difficile che i campioni dimostrano di essere tali, è quando la situazione è complicata che emerge la stoffa.

Non mi riferisco a chi ha ampiamente dimostrato di essere da Inter e continua, con il massimo dell’abnegazione, a issare il vessillo nerazzurro. Ma a chi dovrebbe prenderne esempio e invece si scioglie come un gelato sotto il sole del Sahara. Di gente così non abbiamo bisogno. Forza allora, tiriamo fuori gli attributi, prima che sia troppo tardi. Non è obbligatorio cambiare allenatore per avere una scossa, e Ranieri si merita un gruppo di leoni, non di agnellini.

                                                                     FORZA INTER

                                                                                                                 Mario


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