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7a giornata Sabato 15/10/2011 ore 18,00
Catania 3 Inter 1
Urlare in faccia agli uomini del triplete «serie B» è qualcosa di
clamoroso al Cibali. Il pubblico di Catania è impietoso, quasi spietato,
ora che la truppa nerazzurra è al tappeto e la notte si fa magica.
L'Inter naufraga, va in tilt per colpa di tre minuti di black-out a
inizio ripresa dopo un primo tempo giocato con lo spirito della
provinciale e chiuso in vantaggio grazie all'unica azione ragionata
dell'intera partita.
Claudio Ranieri, timoniere interista, prova a uscire
dall'accerchiamento dei numeri, ma l'impresa è difficile. Nove sono fin
qua le partite ufficiali di Zanetti e soci, sei le sconfitte e se
l'analisi delle cifre si sofferma sul solo campionato, è da brividi
perché il rovescio di ieri è il quarto in sei tappe e, questa sera,
l'Inter potrebbe addirittura ritrovarsi all'ultimo posto in classifica
in compagnia di Cesena e Bologna. Mai registrato un inizio così negativo
nella storia del club nerazzurro. Lampi e fulmini si abbattono sullo
spogliatoio in una stagione che ha già conosciuto la macchia del cambio
di allenatore e l'illusione di un'immediata ripartenza quando Ranieri
era stato capace di raddrizzare la baracca a Bologna e a Mosca in
Champions League.
Ieri, l'Inter è rimasta aggrappata alla sfida a strappi e senza
mai dare l'impressione di potersene impossessare. Bravo Montella a
ingolfare la metà campo così come aveva fatto nel pomeriggio dell' 1-1
contro la Juve, ma ingenui sono stati i nerazzurri a concedere
pericolose praterie sotto i tacchetti degli etnei. Cambiasso ha fatto
pensare all'inganno di una gara senza trabochetti quando, dopo sei
minuti, ha avuto tutto il tempo di prendere la mira e di beffare i
guantoni di Andujar. «Non capisco come sia stato possibile prendere due
reti nel giro di tre minuti dopo l'intervallo. Fino ad allora eravamo
stati perfetti nel non dare la possibilità al Catania di sfruttare il
contropiede, poi così Ranieri - è accaduto l'irreparabile. Il primo gol
è stato uno schiaffo...». Il condottiero nerazzurro si tiene alla larga
dai veleni perché, afferma, «non cerco alibi sul rigore del loro
vantaggio che, rivisto con calma alla tv, non c'era: a velocità normale
si può dare e, a me, l'arbitro è piaciuto». In effetti il contatto fra
le mani di Castellazzi e i tacchetti di Bergessio sembra non esserci
stato, ma l'episodio, seppur decisivo, non sposta di una virgola il
giudizio sulla partita dell'Inter. Prima Almiron (delizioso il suo
tocco), poi Lodi hanno firmato il verdetto. Un risultato che, nel
finale, avrebbe potuto assumere le sembianze di una Caporetto per i
nerazzurri se solo Delvecchio, Maxi Lopez e Catellani non si fossero
persi sul più bello.
Tapparsi gli occhi davanti alla classifica è l'unica strada per
non smarrirsi: così la pensa Ranieri. La «sua» Inter non riesce a
decollare, anzi continua a perdere punti ed interpreti. A Catania, fra
gli altri, non hanno potuto rispondere all'appello Julio Cesar,
Ranocchia, Chivu, Obi, Sneijder e
Forlan. E da Catania tornano a casa con il pensiero
all'infermeria Samuel e Stankovic. «Importante sarebbe recuperare
qualche infortunato, ma continua Ranieri - si gioca ogni tre giorni.
Avremmo bisogno di lavorare con tranquillità, avere il tempo di
rifiatare ed allenarci. Invece...». Invece è proprio l'analisi del
tecnico nerazzurro a non cancellare i fantasmi di una crisi in pieno
atto: l'Inter, messa ko dal Catania senza appello, dà la sensazione di
un gruppo in apnea e in cerca di scosse che possano farle superare i
momenti di appannamento. «Dobbiamo restare sereni e fare punti...»,
ordina Ranieri. Montella, sereno, lo è come non mai. «Fatemi godere
questa serata», dice. L'Inter, da queste parti, l'avevano già battuta
due stagioni fa con Mourinho in panchina (12 marzo 2010) e l'urlo fu
«clamoroso al Cibali» perché i nerazzurri non perdevano a Catania dal
‘61. Oggi, di clamoroso al Cibali c'è il coro «serie B...» in faccia
agli uomini del triplete.
VERGONA
CATANIA - 2
INTER -1
E ora che si fa?
Cambiamo ancora allenatore? Premetto: mi esprimo a mente calda,
quindi potrei non essere totalmente lucido ma a volte ci vuole per
dare meglio il senso del proprio pensiero. E credo che molti altri
tifosi la pensano come me in questo momento. All’Inter scesa in
campo a Catania vanno concesse molte attenuanti, troppe le assenze
per essere ottimisti. In effetti, a un certo punto, sembrava più una
squadra da amichevole infrasettimanale che da gara ufficiale da
vincere a tutti i costi. Ma quello che mi fa imbestialire è
l’atteggiamento della ripresa.
Dopo il primo tempo ero molto contento,
non certo per la prestazione ma per il risultato e la concretezza,
mista a personalità, sciorinata dai nerazzurri. Mi chiedo dunque
cosa sia accaduto nell’intervallo: rimediare due gol nei primi 4
minuti del secondo tempo è da polli. Denota un’assoluta mancanza di
concentrazione, al di là della prodezza di Almiron e della svista di
Orsato. In entrambi i casi la difesa era piazzata malissimo, quasi
fosse costretta a lasciare spazi per rimontare il punteggio.
Inspiegabile. Mi chiedo dove fosse Lucio in entrambi i casi, anzi,
rivedendo le immagini si vede benissimo il suo sbilanciamento sulla
trequarti nerazzurra, non certo la zona di competenza di un
difensore. Lucio lo conosciamo bene, sappiamo quanto ami sganciarsi,
ma quando i gol subiti rappresentano un problema forse un po’ di
contenimento sarebbe consigliato. Occhio, però.
A parte qualche raro caso (i soliti
Cambiasso, Samuel e Zanetti, in parte Maicon), nessuno meriterebbe
la sufficienza per la prestazione di Catania, proprio quella della
svolta di carattere che tutti ci saremmo attesi. A questo aggiungo,
sempre a caldo, che in questa Inter c’è, a mio modo di vedere,
troppa gente che ancora non ha capito il valore della maglia che
indossa. È quando serve il carattere che qualcuno si nasconde, al di
là delle proprie capacità. Senza il carattere, l’orgoglio, la
concentrazione, non si va da nessuna parte. E si collezionano
sconfitte. Guardiamo la classifica e vergogniamoci, se la situazione
è questa non può essere solo colpa di Gasperini, degli infortuni e
degli arbitri. Mancano dei giocatori? Abbiamo una rosa di valore,
almeno sulla carta. Perché allora quando qualcuno dei big si fa male
siamo a un passo dallo strapparci i capelli? Forse per il semplice
fatto che chi subentra non ha la mentalità del campione, pecca di
carattere e non dà l’idea di poter essere utile alla causa.
Nessuna bocciatura, sia ben chiaro. Il
tempo dirà se i calciatori a cui mi riferisco (non c’è bisogno di
fare nomi, le prestazioni li tradiscono) hanno o meno la stoffa del
giocatore dell’Inter. Diamine, anche ai tempi di Mourinho ci
fischiavano contro ma vincevamo lo stesso. Oggi non più, ogni
episodio che gira storto rappresenta una condanna, ci fa sprofondare
senza la ben che minima reazione. Orsato ha commesso un errore, ok,
ma c’era tutto un secondo tempo per raddrizzare la partita. Invece,
dell’Inter in zona d’attacco non s’è visto nulla. Come mai? Eppure
le forze fresche sono entrate, l’avversario non era uno scoglio
insormontabile e la classe non mancava. È ora di farsi delle
domande, di pretendere dai calciatori (compreso chi già lo fa) il
massimo impegno, senza mollare la presa quando la partita non va
come ci si aspettava. È nel momento più difficile che i campioni
dimostrano di essere tali, è quando la situazione è complicata che
emerge la stoffa.
Non mi riferisco a chi ha ampiamente
dimostrato di essere da Inter e continua, con il massimo
dell’abnegazione, a issare il vessillo nerazzurro. Ma a chi dovrebbe
prenderne esempio e invece si scioglie come un gelato sotto il sole
del Sahara. Di gente così non abbiamo bisogno. Forza allora, tiriamo
fuori gli attributi, prima che sia troppo tardi. Non è obbligatorio
cambiare allenatore per avere una scossa, e Ranieri si merita un
gruppo di leoni, non di agnellini.
FORZA INTER
Mario
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