Champions League 2009/2010
Semifinali
Mercoledì
28 Aprile 2010 20,45 Barcellona 1 Inter 0
José
Mourinho in versione ultrà, José che al fischio di De Bleeckere che vuol
dire fine, finale e Madrid, invade il campo e corre, corre verso gli
spalti dove annegati e dispersi in una muraglia blaugrana si nascondono
i tifosi più felici del mondo: i cinquemila nerazzurri. È gioia infinita
per tutti e quel dito indice che si alza verso la muraglia e la punta sa
di festa ma anche - e chissà quanto involontariamente - di sfottò:
perché se da una parte sprona i cinquemila in festa, dall’altra sembra
irridire alla muraglia tutt’attorno. Forse non è così, ma la vivono così
gli uomini del Barça a bordo campo, e la vive malissimo Victor Valdes
che insegue e placca e cerca di portare via Mou come uno della security
con l’ultrà invasore.
Un ultrà che
asciugate le lacrime di felicità dice: «Questa è una squadra di eroi,
una squadra che ha dato il sangue, una vittoria di tutti e ora voglio i
tifosi all’aeroporto ad aspettare questi ragazzi straordinari... Giocare
contro il Barcellona qui è difficile... penso ai rumori alle quattro del
mattino che non facevano dormire la squadra, penso a Eto’o e agli agenti
delle tasse che l’hanno cercato e hanno atteso questo evento per fargli
contestazioni... i momenti chiave di questa vittoria sono due, il primo:
la partita di Milano, il modo in cui abbiamo giocato in casa; il
secondo: quando qualche illuminato, qui, ha tirato fuori quella storia
delle maglie, del lasciare anche la pelle sul campo, in quel momento
abbiamo capito che erano in difficoltà... E poi: ho incontrato il
Barcellona almeno dieci volte e in quattro ho finito in dieci... So già
che giocherò qui anche l’anno prossimo e finirà così. E Figo dovrà
ringraziarmi: ora non è più l’uomo più odiato della Catalogna
(sott’inteso: sono io, ndr)». E ancora: «Questa partita è la sconfitta
più bella della mia vita, Julio Cesar ha fatto cose dell’altro mondo, il
Barça ha dato la pelle? E noi il sangue... La mia corsa? Avevo già vinto
la Champions, ma questa semifinale è ancora più bella. Gli idranti
mentre festeggiavo? Loro dovevano pulire il sangue...». Infine la
soddisfazione più grande: «Se non vinciamo quest’anno, sarà per il
prossimo, o quello dopo ancora, perché so che questa squadra ora ha una
dimensione europea e questa è la mia soddisfazione... Il calcio
italiano? Continua a non piacermi... Se resto? Adesso penso alle finali
di coppa Italia, allo scudetto, a Madrid... quanto al dito alzato era
per i tifosi dell’Inter - ripete - sapevo che erano lì, ma non potevo
distinguerli...».
E poi e prima
e su tutto, patron Moratti. «Felicità infinita. I giocatori sapevano
perfettamente cosa fare anche in inferiorità numerica». Quindi un
pensiero al tris magico coppa Italia, scudetto e Champions: «Speriamo...
Per ottenerlo punteremo sul nostro orgoglio e sull’umiltà e... sulla
bravura di Mou... un fenomeno anche stasera... Tempo fa gli ho detto: in
campionato si può anche giocare in 10, ma in Champions no, si viene
eliminati. Invece il signor Mourinho - aggiunge - Signore come Helenio
Herrera. Sì, ci sono 40 anni di distanza, ma hanno qualità molto simili.
Ringrazio Mourinho perché mi ricorda quando ero giovane: lui ed Herrera
sono due gran lavoratori, pignoli, professionali. E poi hanno un forte
carisma... e ora vediamo come finisce. Un suo difetto? È un terribile
introverso». E Cambiasso col pensiero a Moratti: «Se ci hanno stimolato
i petardi sotto il nostro hotel e le altre cose? Non ci servono stimoli
extra, abbiamo un presidente che ha sacrificato tanto per raggiungere
questo, tempo e soldi, per cui ne avevamo tante di motivazioni... E ora
la festa ma non troppa: non abbiamo ancora vinto». Il solito saggio.
Come Guardiola: «Ha vinto la squadra migliore? Non lo so... ha vinto
l’Inter».